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Mos Maiorum è l’eteronimo sotto cui si cela un gruppo di appassionati divulgatori della storia in tutte le sue sfumature e accezioni, che ha scelto di iniziare questo progetto omonimo per avvicinare quante più persone possibili alla scoperta e conoscenza della storia in modo semplice, chiaro, accessibile a tutti e, possibilmente, non noioso.

lunedì 14 aprile 2025

Un matrimonio che avrebbe dovuto riunire Occidente e Oriente

Il 14 aprile 972 una giovanissima principessa bizantina di nome Teofano veniva unita in matrimonio a Ottone II da papa Giovanni III e contemporaneamente incoronata imperatrice del Sacro Romano Impero.

Quel giorno l'Occidente barbaro che nei secoli precedenti aveva preso il posto dell'Impero Romano d'Occidente aveva gettato le basi per costruire un ponte duraturo e solido per riunirsi all'Impero Romano d'Oriente che invece aveva resistito alle invasioni barbariche e che ancora teneva a bada la pressione dei mussulmani che gli avevano sottratto i territori del Mediterraneo sud-orientale.

La storia ci dirà che quel ponte non sarebbe durato e che anzi fu un tentativo effimero e forse mal costruito, ma in quel 14 aprile 972 tutto dava a pensare il contrario e quel matrimonio aveva significato davvero un passo enorme per la storia in quel fine millennio.

Se come abbiamo già visto l'Impero Romano d'Oriente era sopravvissuto alle orde barbariche e alla pressione dell'avanzata mussulmana, pur con forti limitazioni alla sua estensione territoriale originaria, il crollo dell'Impero Romano d'Occidente aveva lasciato libero sfogo alle invasione dei barbari che nel corso dei secoli avevano finito con lo stanziarsi nelle varie province romane d'occidente e si erano via via integrati con le popolazioni locali.

Nella notte di Natale dell'800 il re dei Franchi, Carlo (che poi i posteri chiameranno Magno) si fece incoronare imperatore dal papa a Roma dando così vita al Sacro Romano Impero che nelle intenzioni di Carlo Magno avrebbe dovuto rinverdire i fasti del defunto Impero Romano d'Occidente.

Dopo Carlo Magno l'impero ebbe vita breve e di fatto nell'arco di poche generazioni ne era rimasto solo il ricordo e tre principali regni nei quali si era divisa l'eredità politica e territoriale di Carlo Magno: il Regno dei Franchi Occidentali (che poi avremmo imparato a chiamare Francia), quello d'Italia e il Regno dei Franchi Orientali (che sarebbe sbagliato chiamare Germania anche se l'attuale repubblica tedesca ne costituiva di fatto l'ossatura principale insieme all'odierna Austria).

Nella seconda metà del X secolo, ovvero poco più di 150 dopo che Carlo Magno si era fatto incoronare imperatore dal papa nella notte di Natale dell'800 Ottone I, re dei Franchi Orientali, aveva colto al balzo l'occasione e liberando Adelaide di Borgogna, vedova del re d'Italia Lotario II, dall'assedio a lei portato dall'usurpatore del trono, Berengario II, l'aveva poi sposata facendosi incoronare re d'Italia insieme ad Adelaide.

E già che c'era aveva rinverdito i fasti di Carlo Magno e come lui era sceso a Roma per farsi incoronare imperatore, insieme alla moglie Adelaide questa volta (novità di non poco conto se vogliamo essere precisi), per rifondare il Sacro Romano Impero (quello che sui vecchi libri di scuola veniva designato "di origine germanica" per distinguerlo proprio da quello originario di Carlo Magno).

Ottone I ed Adelaide di Borgogna aveva intesa cementare l'unità politica dell'impero anche grazie alla successione dinastica, garantita dalla nascita di Ottone II, figlio della coppia imperiale.

Ben presto il piccolo erede venne associato al trono imperiale e promesso sposo a una principessa bizantina porfirogenita (ovvero concepita quando il padre era imperatore in carica a Costantinopoli).

Purtroppo per i piani degli Ottoni la carica di imperatore a Costantinopoli non era un lavoro sicuro e spesso nemmeno a lungo termine, così mentre il piccolo Ottone II cresceva si avvicendati altri due imperatori sul trono, tanto che quando finalmente si concluse l'accordo matrimoniale fu Giovani I Zimisce a concedere una sua nipote come futura sposa di Ottone II.

Teofano, questo il nome della principessa, era sì imparentata con l'imperatore in carica ma tutt'altro che di sangue imperiale e sicuramente non porfirogenita.

Ma la politica esigeva quel matrimonio che avrebbe dovuto riallacciare i rapporti fra Occidente e Oriente e si fece passar per oro quel che forse poteva essere solo ottone, come avrebbero detto gli anziani di qualche generazione fa.

Fatto sta che in pompa magna Teofano partì da Costantinopoli, con tanto di seguito e dote annessa e sbarco in Puglia per recarsi direttamente a Roma dovrebbe avrebbe sposato Ottone II e contemporaneamente sarebbe diventata imperatrice del Sacro Romano Impero.

Per chi è curioso di conoscere tutta la storia di questa principessa consigliato il volume a cura di Mos Maiorum dal titolo Teofano. Una principessa bizantina imperatrice ad Aquisgrana.

Se il progetto di riunire le due parti dell'antico Impero Romano, Occidente e Oriente, fallì anche a causa dell'estinzione della dinastia ottoniana (conclusasi malamente con Ottone III) in qualche modo Teofano lasciò comunque un segno imperituro in Occidente avendo contribuito a diffondere anche fuori dall'Impero Bizantino il culto per San Nicola di Myra, poi conosciuto come San Nicola di Bari, colui al quale si è ispirata la leggenda che ha creato la figura di Santa Claus, ovvero Babbo Natale.

E scusate se poco!


Foto di Vicki Hamilton da Pixabay


mercoledì 9 aprile 2025

Le Donne della Storia. Volume 1. Eleonora di Arborea

Il volume dedicato a Eleonora di Arborea è quello che inaugura la collana Le Donne della Storia ed è anche la prima pubblicazione curata da Mos Maiorum.


La breve biografia dedicata alla giudicessa di Arborea accompagna i lettori nel mondo della Sardegna occidentale della seconda metà del XIV secolo, in quello che ai tempo era il Giudicato di Arborea (grossomodo l'odierna provincia di Oristano), retto da un giudice (Mariano IV, padre di Eleonora) il quale governava come vassallo del re di Aragona con l'aiuto della Corona de Logu, ovvero l'assemblea dei maggiorenti locali.

La scelta di inaugura la collana dedicata alle Donne della Storia con Eleonora di Arborea è stata fatta per svariate ragione, ma soprattutto perché non solo Eleonora ha governato il Giudicato di Arborea meglio di tanti uomini che l'avevano preceduta ma si è resa artefice di uno dei momenti cruciali della storia del diritto sardo e più in generale italiano ed europeo.

È stata infatti Eleonora a promulgare nella sua versione definitiva (da lei rivista e corretta) la Carta de Logu, ovvero una sorta di carta costituzionale che sanciva anzitutto il principio (tutt'altro che scontato all'epoca) che nessuno è al di sopra della legge, nemmeno il re (o giudice nel suo caso), togliendo dunque la possibilità dell'arbitrio del potere dominante nei confronti dei cittadini che smettevano di essere meri sudditi ma diventano appunto detentori di diritti.

La Carta de Logu portava con sé anche un'altra grande innovazione per il periodo, ovvero che la legge, per poter essere applicata, doveva essere conoscibile da tutti, ovvero essere pubblica.

Nessuno poteva essere costretto a fare alcunché che non fosse previsto da una legge precedentemente emanata e resa pubblica.

Oggi questo principio ci sembra orami scontato, ma nel XIV secolo l'arbitrio dei potenti portava anche ad abusi di ogni tipo, persino con la creazione di leggi e regolamenti fatti su misura per colpire chi non sapeva di aver violato alcuna legge non essendo questa ancora stata formulata.


Un personaggio dunque molto all'avanguardia, Eleonora, tanto che la sua Carta de Logu resistette non solo ai suoi successori ma venne mantenuta in vigore anche dai dominatori che si succedettero in Sardegna nei secoli successivi, sino al 1827 quando venne sostituita dal Codice Feliciano del Regno di Sardegna.

Eleonora aveva promulgato ufficialmente la Carta de Logu il 14 aprile 1392, ovvero 435 anni prima dell'entrata in vigore del Codice Feliciano!

In questo agevole libro si ripercorre la vita di Eleonora, del rapporto con il padre e con i fratelli, del matrimonio con Brancaleone Doria, dei suoi rapporti con la Repubblica di Genova, del suo tempestivo rientro in Arborea dopo l'assassinio del fratello e di come riuscì a prendere il potere grazie alla sua tempestività e alla sua determinazione.

Nel libro è anche presente quella che è stata, purtroppo, una compagna costante di Eleonora, ovvero la peste nera che proprio nell'anno in cui lei nasceva, il 1347, faceva la sua comparsa in Italia, prima in Sicilia, poi a Napoli ed Amalfi e infine anche in Sardegna.

Il primo volume della collana Le Donne della Storia è adatto a tutti i lettori, sia agli appassionati di storia, quanto ai semplici curiosi e può essere utilizzato anche nelle scuole (medie e superiori) per approfondire sia il tema della condizione femminile nel Medioevo, sia per approfondire invece la nascita dello Stato di Diritto.


Gli altri volumi della collana Le Donne della Storia:

2. Laura Cereta

3. Caterina Sforza Riario

4. Adelaide di Borgogna

5. Caterina Corner

6. Teofano





martedì 8 aprile 2025

La Peste Nera del Trecento

La recente epidemia che ha colpito il mondo a partire dal 2020 ha riportato alla memoria le storiche e drammatiche diffusioni di malattia che hanno spesso decimato interi territori.

Una fra le calamità più note e che ha più influito sulla storia europea è stata la cosiddetta Peste Nera del Trecento.

Oggi sappiamo che la peste altro non è che un bacillo che si trasmetteva dai roditori (topi) agli esseri umani per mezzo delle pulci che ricoprivano la pelliccia dei primi e che, stante le scarse condizioni igieniche del tempo, finivano con il mordere sovente anche gli esseri umani.

La peste (Yersinia pestis) aveva avuto origine in Oriente, ai piedi della catena montuosa dell'Himalaya e dopo un lungo letargo si era "risvegliata" nei primi decenni del XIV secolo infettando la vicina Cina. 

Dall'Impero Celeste, complici le carovane della Via della Seta, la peste aveva viaggiato verso occidente colpendo via via i territori sempre più a ovest sino a giungere in Crimea nel 1346.

Da lì furono i mercanti genovesi, che avevano una testa di ponte proprio in Crimea a Caffa, a portare involontariamente la peste sulle loro navi e a farla sbarcare in Europa, partendo da Messina e la Sicilia nel 1347 per poi rapidamente colpire Amalfi e Napoli all'inizio del 1448, la Sardegna verso la fine di quell'anno e via via un po' tutto il continente europeo nel volgere di pochi anni.

Nel volgere di un solo lustro (dal 1347 al 1352) la Peste Nera fece più di trenta milioni di vittime in Europa, riducendo di un terzo la popolazione del continente.

Dopo questa prima epidemia, considerata la più letale, la peste fece abituale ritorno ciclicamente ogni dieci o quindici anni, più localizzata territorialmente ma comunque sempre in grado di mietere moltissime vittime.

Fu soltanto nel corso del XVIII secolo che la peste cessò di essere considerata una malattia endemica e questo probabilmente fu dovuto alle migliori condizioni igieniche che limitarono di molto il diffondersi della malattia.

Infatti fu solo con l'arrivo degli antibiotici (nel 1943) che di fatto si poté trovare una cura efficace all'infezione, mentre la condizione generale di incuria e di sporcizia nella quale viveva la gran parte (nobili compresi) delle persone nel Medioevo e nelle epoche immediatamente successive oltre alla costante presenza dei topi nelle abitazioni aveva permesso il diffondersi continuo della peste.

Un altro fattore di diffusione, seppur involontario, fu la convinzione che la peste rappresentasse un flagello divino tanto da spingere la Chiesa Cattolica a organizzare processioni frequenti (in alcuni casi addirittura quotidiane) per chiedere perdono a Dio per i peccati commessi e la grazia per essere preservati dal male che incombeva.

Poiché la peste oltre a essere trasmessa dalla pulci dei topi agli essere umani poteva essere veicolata anche dalla saliva (e dagli starnuti) delle persone infette non è difficile comprendere come grandi assembramenti di persone fornissero un perfetto incubatore per nuovi contagi e la sempre maggior diffusione della malattia (proprio come accaduto negli anni recenti con il virus arrivato da oriente).

Non è un caso che proprio le persone che vivevano più isolate e in borghi più difficilmente raggiungibili (spesso in montagna o fuori dalle rotte commerciali) fossero i più preservati dal contagio come ben esemplificato da Giovanni Boccaccio nel suo Decameron.

Ovviamente le pestilenze ebbero un forte impatto anche sul tessuto produttivo che dal secolo precedente era in forte ripresa oltre che sulla demografia, pertanto chiunque voglia comprendere gli eventi accaduti nella seconda metà del XIV secolo e oltre non può prescindere dal considerare il peso avuto dalla Peste Nera in Europa e dalle ripercussioni che essa aveva in quell'ultimo frangente di Medioevo.


Foto di Thomaz da Pixabay





lunedì 7 aprile 2025

Eleonora di Arborea

Eleonora era la figlia di Mariano IV, Giudice di Arborea, ovvero colui che governava la regione occidentale della Sardegna corrispondente grossomodo all'odierna provincia di Oristano.

Mariano IV era un uomo giusto e un buon governante, amato dal suo popolo e insegnò ai suoi figli a non abusare del potere di cui la su famiglia poteva godere reggendo il Giudicato di Arborea.

Ugone III, il figlio maschio, era destinato a succedere a Mariano IV e così in effetti avvenne, com'era consuetudine anche in quell'ultimo scorcio di Medioevo (siamo alla fine del XIV secolo).

Ma Eleonora era decisamente più pronta del fratello ad assumersi le responsabilità di governo ma essendo femmina non aveva alcun diritto alla successione.

Il padre però, lungimirante, la lasciò studiare e anzi la volle accanto a sé per discutere dei problemi del Giudicato e farsi consigliare sul da farsi.

Eleonora fu accanto al padre anche quando quest'ultimo cominciò a redigere uno dei documenti più innovati e rivoluzioni dell'epoca, la Carta de Logu, cosa che sarebbe tornata molto utile alla stessa Eleonora quando il destino (e un pizzico d'intraprendenza) la volle comunque alla guida del Giudicato di Arborea.

Ma non precorriamo i tempi! Eleonora in quanto figlia femmina finì con lo sposarsi e lo fece nel modo più classico del tempo, unendosi in matrimonio a un illustre personaggio della famiglia Doria, Brancaleone.

Con il marito lasciò Oristano e si diresse a vivere a Castelgenovese (oggi Castelsardo), nel nord della Sardegna.

Se il destino non avesse voluto altrimenti la vita di Eleonora si sarebbe conclusa così, fra Castelgenovese e il capoluogo ligure, moglie di uno degli uomini più illustri delle Repubblica di Genova e sicuramente donna benestante e madre orgogliosa dei propri figli.

Ma Ugone III, che era succeduto al padre morì improvvisamente assassinato, lasciando come unica erede la figlia Benedetta che poco morì improvvisamente.

A quel punto gli eredi prossimi erano i figli maschi delle due sorelle di Ugone III, Guglielmo I (figli di Beatrice) e Federico e Mariano (figli di Eleonora).

Con quello che si potrebbe definire un colpo di mano Eleonora mandò il marito presso il re di Aragona per perorare la causa del figlio maggiore Federico affinché fosse riconosciuto legittimo Giudice di Arborea mentre lei salpò alla volta della Sardegna, trovandosi a Genova in quel tempo e si recò a Oristano dove prese il comando delle operazioni, ricercando e punendo gli assassini del fratello.

A quel punto al re di Aragona non restò che confermare il giovanissimo Federico in qualità di Giudice di Arborea e sua madre Eleonora come reggente in suo nome stante la giovanissima età di Federico.

Quello che Eleonora non aveva potuto ottenere per difetto di nascita (essendo donna e non uomo) lo ottenne grazie al fato e alla sua determinazione ad agire rapidamente e senza scrupoli proprio come avrebbe fatto un uomo, verrebbe da aggiungere.

Purtroppo la vita di Eleonora era già stata ampiamente costellata di lutti (dovuti in gran parte alla peste che imperversava in quegli anni) e anche il figlio primogenito Federico morì tristemente nel 1387 a soli dieci anni d'età.

Gli succedette in carica il fratello Mariano V (di uno o due anni più giovane), il quale governò (si fa per dire) sino alla sua morte avvenuta nel 1407.

Infatti sino al 1403 (quando aveva già 25 o 26 anni) a governare realmente fu la madre (con l'aiuto del marito Brancaleone Doria) almeno finché Eleonora non morì, appunto in quell'anno.

Nel 1407 Mariano V fu a sua volta assassinato e il Giudicato passò a un erede di Beatrice (sorella di Eleonora) che vendette il Giudicato di Arborea al regno di Aragona.

La figura di Eleonora di Arborea spicca non solo perché è stata una donna di potere e lo ha esercitato in modo deciso, quasi fosse ella un uomo, ma viene altresì ricordata per aver promulgato nella sua versione definita quella Carta de Logu che aveva visto nascere dalle mani del padre e che era stata poi completata dal fratello Ugone III.

Eleonora riprese in mano il documento, lo limò e lo perfezionò nei suoi dettagli e lo pubblicò in modo definitivo il 14 aprile 1392 (anche se la data non è certa al 100%).

La Carta de Logu era di fatto un documento costituzionale che creava per la prima volta in Sardegna, ma di fatto in quasi tutta l'Europa d'allora salvo l'Inghilterra (che aveva avuto la Magna Charta Libertarum circa un secolo e mezzo prima), una prima bozza dello stato di diritto, ovvero laddove all'arbitrio del potere dominante veniva sostituita la certezza delle legge che valeva per tutti, regnanti compresi e che doveva essere conoscibile preventivamente da tutti, in modo da poter essere applicata correttamente.

Una vera rivoluzione nel campo del diritto ma soprattutto nella gestione della cosa pubblica e del rapporto fra il potere dominante e i cittadini che non erano più solo sudditi ma anche detentori di diritti costituzionalmente riconosciuti.

La Carta de Logu rimase in vigore anche nelle successive trasformazioni del Giudicato di Arborea e venne di fatto sostituita soltanto nel 1827 del Codice Feliciano durante il Regno di Sardegna.

Un documento che ebbe vita molto lunga attraversando 435 anni di storia e molti cambi di dominazione in quella terra chiamata Arborea.


Foto di Nanne Tiggelman da Pixabay

giovedì 3 aprile 2025

Carta de Logu

Era il 14 aprile 1392 quando a Oristano Eleonora di Arborea promulgava la Carta de Logu de Arborea uno dei documenti giuridici più importanti del Medioevo, paragonabile alla Magna Charta Libertarum promulgata solo poco più di un secolo prima da re Giovanni d'Inghilterra

Foto di Joanjo Puertos Muñoz da Pixabay

La Carta de Logu era di fatto un codice di natura costituzionale che sanciva diritti e doveri dei cittadini del Giudicato di Arborea ma al tempo stesso definiva in modo chiaro quali erano anche i limiti del Giudice (ovvero il regnante) riducendo drasticamente, se non eliminando del tutto, l'arbitrarietà del potere sovrano.

Per il Medioevo abituato al potere assoluto del signore locale, sottoposto soltanto alla scala gerarchica del feudalesimo, quella della Carta de Logu risultava una vera e proprio rivoluzione. 

Merito senza dubbio di Eleonora di Arborea che la promulgò ma non va dimenticato che a iniziare a stendere il documento in prima battuta fu il padre di Eleonora di Arborea, Mariano IV d'Arborea, e successivamente vi pose mano anche il figlio di quest'ultimo, nonché fratello di Eleonora di Arborea, Ugone III. 

Il documento che come è stato già detto aveva di fatto un valore costituzionale era talmente ben fatto che resistette anche ai vari passaggi di potere del territorio sardo arrivando sino al 1827 quando venne sostituito dal Codice Feliciano promulgato da Carlo Felice di Savoia re di Sardegna e duca di Savoia. 

Di fatto la Carta de Logu costituiva un primo esempio di Stato di Diritto, ovvero uno stato dove tutti sono soggetti alla legge, regnante compreso e dove, cosa ancor più importante forse, la legge deve essere nota (o almeno conoscibile) da tutti i cittadini togliendo così l'arbitrio del signore di turno che sino ad allora poteva anche cambiare le norme senza che il popolo lo sapesse e giudicare chiunque sulla base di leggi mai conosciute dal popolo. 

Un documento dnnque, quello promulgato da Eleonora di Arborea, che ha segnato la storia del diritto e che è troppo poco conosciuto soprattutto in Italia e che fa della Sardegna uno dei primi esempi di stato moderno.

mercoledì 2 aprile 2025

La collana "Viaggi e Scoperte"

La storia è fatta di protagonisti in carne e ossa, di battaglie, congiure, alleanze, rivoluzioni, ma anche di luoghi che ne restano segnati in modo indelebile.

Pochi però si ricordano che la storia è fatta anche di viaggi e di scoperte, perché è proprio grazie ai viaggi e alle scoperte che il mondo è diventato più piccolo e interconnesso dando modo alla storia di evolversi più rapidamente e più intensamente.

Foto di Dorothe da Pixabay

Proprio per questo motivo il progetto Mos Maiorum ha voluto aprire una collana appositamente dedicata ai viaggi e alle scoperte cercando di portare in primo piano anche eventi poco noti ma che in qualche modo hanno segnato la loro epoca e non di rado anche, seppur indirettamente a volte, anche il tempo a venire.


I volumi disponibili in questa collana sono al momento:


1. 13 mesi intrappolati nel ghiaccio. L'avventura antartica della Belgica






martedì 1 aprile 2025

La collana "Le Donne della Storia"

La collana Le donne della storia è stata non a caso la prima inaugurata dal progetto Mos Maiorum in quanto proprio il ruolo delle donne nella storia è senza dubbio fin troppo sottovalutato e sottaciuto dalla storiografia ufficiale ma anche e soprattutto dal sentire comune.

Erroneamente si è sempre pensato, e spesso lo si pensa ancora, che la storia, quella con la "S" maiuscola l'abbiano fatta quasi esclusivamente gli uomini ma analizzando un po' meglio nel dettaglio ogni singola epoca storica si scopre che la realtà è ben diversa e che spesso sono state proprio le donne a imprimere una svolta importante o a cambiare i destini di quel popolo, di quella terra, di quel tempo.

Anche quando la posta in gioco magari non era un impero come accadde con Cleopatra o Elisabetta I d'Inghilterra, ma proprio per dare voce a queste protagoniste al femminile della storia, perlopiù sconosciuto o poco note, o magari ormai dimenticate, che il progetto Mos Maiorum ha voluto dedicare loro una specifica collana che attualmente si compone si 6 volumi:

1. Eleonora di Arborea

2. Laura Cereta

3. Caterina Sforza Riario

4. Adelaide di Borgogna

5. Caterina Corner

6. Teofano