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giovedì 1 maggio 2025

Caterina Sforza minaccia di bombardare il conclave da Castel Sant'Angelo

In questi giorni si parla tanto di conclave e delle procedure che lo regolamento, della fumata bianca o nero, dell'extra omnes e dei possibili "papabili" fra i cardinali.

Pochi però sanno che la storia dei conclavi è fatta anche di episodi curiosi, a volte anche violenti.

Nel 1483 accadde addirittura che il conclave abbia rischiato di tenuto sotto minaccia di essere bombardato nientemeno che da una donna, e che donna!

Si tratta di Caterina Sforza, moglie di Girolamo Riario (nipote di papa Sisto IV) e figlia di Galeazzo Maria Sforza (duca di Milano).

Quando la notte fra il 12 e il 13 agosto 1483 papa Sisto IV morì per le complicanze della gotta a Roma scoppiarono tafferugli e disordini e molti approfittarono della confusione per regolare i conti in sospeso e vendicarsi di chi aveva gestito il potere durante il papato di Sisto IV.

Anche la casa e i beni di Girolamo Riario e Caterina Sforza furono saccheggiati e loro non vennero toccati perché in quel momento si trovano accampati con l'esercito (di cui il Riario era comandate) a Paliano.

A quel punto il collegio cardinalizio ordinò al Riario di spostarsi a Ponte Milvio e il nipote del papa defunto obbedì mentre la moglie, Caterina Sforza, intuendo che in quel modo lei e il marito rischiavano di perdere tutto con un colpo di mano si introdusse a Castel Sant'Angelo, ne cacciò il castellano e tutti gli imolesi che vi stanziavano (dei quali lei non si fidava) e puntò i cannoni in direzione di San Pietro.

A quel punto i cardinali si rifiutarono di entrare in conclave, temendo di diventare facili bersagli della focosa signora di Imola e Forlì.

A quel punto il cardinale Giuliano Della Rovere (futuro Papa Giulio II) convinse il collegio cardinalizio a offrire ottomila ducati al Riario, più il risarcimento dei danni subiti dai signori di Imola nei saccheggi dopo la morte del papa e la carica di capitano generale della Chiesa e la conferma della signoria su Imola e Forlì.

Girolamo Riario accettò l'offerto, ma la moglie, ancora asserragliata in Castel Sant'Angelo rifiutò ostinatamente finché non giunge una delegazione di cardinali, presieduta dal cardinale Ascanio Sforza (suo zio) che alla fine la convinse a lasciare la fortezza abbandonando Roma per tornare con il marito in Romagna.

Dopo dodici giorni finiva l'incubo per i cardinali di poter essere presi di mira da una donna che sarebbe poi passata alla storia come la Tygre di Forlì, tanto volitiva e capace nella gestione della cosa pubblica e nell'ambito militare da essere stata persino elogiata e presa a esempio da Niccolò Machiavelli.


Foto di Sekau67 da Pixabay

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