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martedì 8 aprile 2025

La Peste Nera del Trecento

La recente epidemia che ha colpito il mondo a partire dal 2020 ha riportato alla memoria le storiche e drammatiche diffusioni di malattia che hanno spesso decimato interi territori.

Una fra le calamità più note e che ha più influito sulla storia europea è stata la cosiddetta Peste Nera del Trecento.

Oggi sappiamo che la peste altro non è che un bacillo che si trasmetteva dai roditori (topi) agli esseri umani per mezzo delle pulci che ricoprivano la pelliccia dei primi e che, stante le scarse condizioni igieniche del tempo, finivano con il mordere sovente anche gli esseri umani.

La peste (Yersinia pestis) aveva avuto origine in Oriente, ai piedi della catena montuosa dell'Himalaya e dopo un lungo letargo si era "risvegliata" nei primi decenni del XIV secolo infettando la vicina Cina. 

Dall'Impero Celeste, complici le carovane della Via della Seta, la peste aveva viaggiato verso occidente colpendo via via i territori sempre più a ovest sino a giungere in Crimea nel 1346.

Da lì furono i mercanti genovesi, che avevano una testa di ponte proprio in Crimea a Caffa, a portare involontariamente la peste sulle loro navi e a farla sbarcare in Europa, partendo da Messina e la Sicilia nel 1347 per poi rapidamente colpire Amalfi e Napoli all'inizio del 1448, la Sardegna verso la fine di quell'anno e via via un po' tutto il continente europeo nel volgere di pochi anni.

Nel volgere di un solo lustro (dal 1347 al 1352) la Peste Nera fece più di trenta milioni di vittime in Europa, riducendo di un terzo la popolazione del continente.

Dopo questa prima epidemia, considerata la più letale, la peste fece abituale ritorno ciclicamente ogni dieci o quindici anni, più localizzata territorialmente ma comunque sempre in grado di mietere moltissime vittime.

Fu soltanto nel corso del XVIII secolo che la peste cessò di essere considerata una malattia endemica e questo probabilmente fu dovuto alle migliori condizioni igieniche che limitarono di molto il diffondersi della malattia.

Infatti fu solo con l'arrivo degli antibiotici (nel 1943) che di fatto si poté trovare una cura efficace all'infezione, mentre la condizione generale di incuria e di sporcizia nella quale viveva la gran parte (nobili compresi) delle persone nel Medioevo e nelle epoche immediatamente successive oltre alla costante presenza dei topi nelle abitazioni aveva permesso il diffondersi continuo della peste.

Un altro fattore di diffusione, seppur involontario, fu la convinzione che la peste rappresentasse un flagello divino tanto da spingere la Chiesa Cattolica a organizzare processioni frequenti (in alcuni casi addirittura quotidiane) per chiedere perdono a Dio per i peccati commessi e la grazia per essere preservati dal male che incombeva.

Poiché la peste oltre a essere trasmessa dalla pulci dei topi agli essere umani poteva essere veicolata anche dalla saliva (e dagli starnuti) delle persone infette non è difficile comprendere come grandi assembramenti di persone fornissero un perfetto incubatore per nuovi contagi e la sempre maggior diffusione della malattia (proprio come accaduto negli anni recenti con il virus arrivato da oriente).

Non è un caso che proprio le persone che vivevano più isolate e in borghi più difficilmente raggiungibili (spesso in montagna o fuori dalle rotte commerciali) fossero i più preservati dal contagio come ben esemplificato da Giovanni Boccaccio nel suo Decameron.

Ovviamente le pestilenze ebbero un forte impatto anche sul tessuto produttivo che dal secolo precedente era in forte ripresa oltre che sulla demografia, pertanto chiunque voglia comprendere gli eventi accaduti nella seconda metà del XIV secolo e oltre non può prescindere dal considerare il peso avuto dalla Peste Nera in Europa e dalle ripercussioni che essa aveva in quell'ultimo frangente di Medioevo.


Foto di Thomaz da Pixabay





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